Cryptocurrencies, una guida per iniziare: paper 2021 WEF
Quali opportunità derivano dall’utilizzo di una criptovaluta?
Come adottare la tecnologia per trasformare le industrie?
Tassonomia e classificazioni sono fondamentali per inquadrare il fenomeno dal punto di vista giuridico. Dalla qualificazione discendono valutazioni determinanti in termini di tassazione e tutela dei consumatori, prevenzione dei reati finanziari attraverso meccanismi di KYC, AML, contrasto al finanziamento del terrorismo. Allo stato attuale non esiste una regolamentazione coordinata a livello internazionale di blockchain e criptovalute, tuttavia organismi internazionali hanno proposto standard internazionali per agevolare il processo di coordinamento. Alcuni Stati vietano l’adozione di criptovalute, mentre altri si prodigano nell'adozione di sandbox per comprendere la tecnologia e regolarla. Da ultimo, La Repubblica El Salvador si è imposto come pioniere nell’adozione di bitcoin come moneta a corso legale.
Una svolta. Seguiranno anche altri Paesi?
L'Unione europea sta lavorando su una proposta di Mercati in Crypto Assets (MiCa), come risposta all'emergere di cripto-attività. Con MiCa, l'UE sta esaminando in particolare l'effetto di blockchain nei mercati finanziari per capire come mitigare i rischi tipici delle criptovalute derivanti da frodi, attacchi informatici e manipolazione del mercato.
Bitcoin, è l'uso che fa la differenza
L'utilizzo della tecnologia blockchain e di bitcoin come mezzo di finanziamento di per sé non è ascrivibile al novero delle attività illecite, in buona parte del mondo. Anzi, l'uso virtuoso ne accresce costantemente la massive adoption e il recepimento culturale.
In alcuni posti “caldi” del mondo però l'utilizzo di tale criptovaluta può costituire un mezzo illecito di finanziamento al terrorismo o altre forme di crimine.
A tal proposito vengono costantemente compiute indagini sulle movimentazioni dei bitcoin, supportate dagli stessi servizi di exchange che le vedono transitare.
La scorsa settimana, il Wall Street Journal ha riferito che le donazioni di bitcoin ad Hamas sono aumentate durante l'ultima escalation del conflitto armato a Gaza.
Da maggio, i bitcoin dei portafogli di Hamas sono stati inviati a Binance ed altri exchange attraverso alcune transazioni, l'ultima delle quali è avvenuta il 6 giugno. Secondo la portavoce di Binance, Jessica Jung, l'exchange ha bloccato il wallet, emesso una denuncia accusando le Brigate al-Qassam di riciclaggio di denaro, gestione di attività di trasmissione di denaro senza licenza e "fornitura di supporto materiale o risorse a un'organizzazione terroristica straniera ossia Hamas".
In varie tranches sono stati donati più di 300.000 dollari, più del doppio dell'importo totale ricevuto durante i due anni precedenti.
Poiché la stragrande maggioranza dei fondi è stata inviata ad un "importante exchange di criptovalute regolamentato e centralizzato", assoggettato alle vigenti normative di Anti Money Laundering, esso è in grado di monitorare e congelare i fondi oltre che fornire alle forze dell'ordine informazioni preziose. Quando però gli scambi vengono svolti direttamente su exchange decentralizzati, risalire ai possessori dei wallet diventa operazione molto più complessa.
Consumerismo, la nota associazione no profit che si batte da anni per tutelare i diritti dei consumatori, ha recentemente proposto l'introduzione di un registro delle opposizioni, basato sulla tecnologia blockchain, per contrastare il debordante fenomeno del telemarketing abusivo.
Un utilizzo di un sistema basato su registri distribuiti, completamente digitalizzato, la cui gestione sarebbe completamente appannaggio del consumatore stesso, permetterebbe a quest'ultimo di gestire i consensi da lui espressi.
Luigi Gabriele, Presidente di Consumerismo no profit propone: “l’istituzione di un Registro Universale dei Consensi basato sulla blockchain, dove in maniera digitale e facilitata gli utenti possono avere traccia dello sfruttamento dei loro dati ed eventualmente revocare i consensi, o decidere se monetizzare i propri dati personali, prestando il consenso al loro uso ottenendo in cambio un pagamento in denaro, ad esempio quando si ricevono telefonate commerciali o proposte di beni e servizi”.
In questo modo si offrirebbero maggiori garanzie di riservatezza delle persone fisiche e di corretto trattamento e circolazione dei dati personali macinati dai sistemi di marketing.
Sarebbe auspicabile che tale proposta trovasse un seguito direttamente tra le Istituzioni e gli organi preposti alla sorveglianza.
https://www.simplybiz.eu/consumerismo-telemarketing-serve-registro-consensi-basato-su-blockchain/