Selezione all'ingresso: la blockchain (non) per tutti
I migliori locali da ballo, volenti o nolenti, sono sempre stati quelli che facevano una buona selezione all'ingresso. Può apparire un principio poco democratico, ma ammettere qualcuno poco adeguato in un locale “tres chic” è una policy diffusa. Per l'appunto, la selezione, è un principio che affonda le proprie radici nella natura darwiniana dell'uomo e si ripercuote nella società civile quale effetto di meritocrazia e virtù. Si pensi agli esami di ammissione a qualche concorso o alla vincita di un premio letterario. Insomma, la selezione aiuta a migliorare l'uomo e per questo motivo nessun ambito ne è esente. In questa corsa all'oro che vede aziende, privati, startupper ed Istituzioni obbligate ad innovare i propri processi attraverso l'utilizzo di protocolli blockchain, andrebbe rigorosamente applicato il principio della selezione al fine di evitare inutili e costose farneticazioni circa la reale utilità dello strumento agognato nello specifico modello di business proposto. “A cosa serve utilizzare la blockchain nel mio business?”, “Posso ottenere lo stesso risultato senza?”, ed ancora: “quanto mi costa?”, “Ho bisogno di una blockchain o mi è sufficiente utilizzare una DLT o addirittura un semplice Data base?”. Queste sono solo alcune delle domande che ci si dovrebbe porre prima di intraprendere progetti che verranno inesorabilmente selezionati dal mercato. Se è vero che i progetti in concreta fase di realizzazione e sperimentazione sono aumentati in modo esponenziale negli ultimi due anni, è altrettanto vero che alla base di essi è stata compiuta una profonda analisi che abbraccia numerosi aspetti di sostenibilità degli stessi, dall'ambito tecnico a quello della compliance legale. Tutti vogliono la blockchain: la moda, il calcio, l'arte, il gaming, ma tutti, altrettanto nello stesso modo, avrebbero il dovere di comprenderne il vero ed enorme plusvalore oltre l'hype mediatico che in questo momento storico, di riflesso, essa produce.
La blockchain nel futuro degli eSports
A breve gli eSports entreranno di gran carriera a far parte delle discipline olimpiche. Si tratta di un passaggio obbligato vista la grande mole di denaro che ruota intorno ad essi e la necessità di alimentare il circus degli sport olimpici in ogni modo possibile. Ciò non toglie che gli eSports, avendo una matrice totalmente tecnologica, abbiano sempre maggiormente bisogno di innovare i processi che li guidano evolvendosi costantemente. Entra così prepotentemente in gioco, è il caso di dire, la blockchain che permette a queste discipline, ai loro organizzatori, ma sopratutto a chi li pratica, di ottenere maggiori benefici che in passato. Le criptovalute ed in particolare bitcoin hanno permesso di incrementare il mercato degli eSport ma, nello stesso tempo, di aumentare la sicurezza e la trasparenza dei processi a tutto vantaggio della credibilità del sistema. Gli smart contract hanno accelerato ed automatizzato molti processi ed il tutto ha contribuito alla proliferazione e diffusione di questa disciplina in rapidissima ascesa.
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Blockchain nell'ecosistema africano: inclusione finanziaria e identità digitale
Tecnologie dirompenti quali blockchain, intelligenza artificiale, IoT associate all’utilizzo di big data accelerano i processi di innovazione e inclusione finanziaria, anche in ecosistemi sfidanti ove le tecnologie, fino a pochi anni fa, erano considerate off topic. L’inclusione finanziaria consente di sostenere obiettivi di crescita, bilanciare la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza e incoraggiare le persone a partecipare all’economia, migliorando la qualità della vita di base, in un ecosistema in via di sviluppo. L'Africa è un mercato FinTech emergente: combina l'atteggiamento propenso al rischio con l'economia in via di sviluppo e il divario di servizi, creando un potenziale unico per le FinTech. L’inclusione finanziaria passa anche per l’identificazione delle persone fisiche che intendano accedere ai servizi finanziari. Secondo una stima della Banca mondiale (2019) oltre un miliardo di persone non dispongano di documenti di identità ufficiali e vengono bloccati nella fase KYC. Per risolvere questo problema, la blockchain può essere utilizzata per creare, crittografare e archiviare i dati di identificazione in modo affidabile ed efficiente, riducendo al minimo i rischi per lo sviluppo di un database centrale. Ce ne siamo occupati ampiamente nel corso del progetto SANO SANO, quale ipotesi di studio della Self Sovereign Identity, presentato all’Hackathon This is me 2021 (cfn Press Review n°21/2021 disponibile al seguente link https://www.bloclaw.tech/blog/press-review-n-21-2021). Uscendo dal territorio africano troviamo casi virtuosi in Estonia e Canada che hanno condotto l'implementazione di identità digitali basate su blockchain per creare un'identificazione affidabile e autonoma e abilitare i servizi finanziari in parallelo.
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